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Piante officinali
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Dipsacus fullonum L.


Dipsacaceae

Dipsacus fullonum L.
=(Dipsacus sylvestris. Huds)

Nome volgare: Scardaccione, Cardo dei lanaioli, Pettini di lupo, Cardo da panni, Rissolo, Cima dei pastori, Lattugone, Verga del pastore.

Forma biologica:
H bienn/T scap (Emicriptofite bienni. Piante a ciclo biennale con gemme poste a livello del terreno/ Terofite scapose. Piante annue con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie)

Descrizione: Pianta bienne, con robusta radice a fittone, fusti eretti, forcuti all’apice, spinosi, solcati, raggiunge i 2 m di altezza.
Le foglie basali in rosetta oblungo-subovali, presentano spine sulla nervatura centrale, sulla pagina inferiore e a volte anche su quella superiore. Le foglie cauline sono opposte, saldate a 2 a 2 alla base, lanceolate larghe, i margini , la nervatura centrale e la pagina superiore sono spinosi e dentati.
I fiori biancastri o color malva, sono riuniti in capolini ovali, avvolti da brattee lineari spinose e più lunghe dei fiori. Le corolle hanno lobo superiore più sviluppato degli altri tre; tra i fiori sono presenti numerose brattee acute sporgenti.
La fioritura ha inizio all’equatore dell’ovoide-ricettacolo, per poi proseguire verso i poli opposti.
Lo sfasamento temporale e progressivo dall’antesi, è una strategia vegetale che favorisce la fecondazione.
I frutti sono piccoli acheni di forma allungata.

Antesi: Giugno – Agosto

Tipo corologico: Euri-Medit. (Specie con areale centrato sulle coste mediterranee, ma con prolungamenti verso nord e verso est, (area della Vite).

Distribuzione in Italia: Diffusa in tutto il territorio.

Habitat: Pianta comune dei bordi delle strade, dei luoghi incolti, dei fossi e delle macerie, sino a 1.400 m.

Note di sistematica: Specie simile è Dipsacus laciniatus L., pianta con foglie cauline lobato-partite.

Etimologia: il nome del genere,deriva dal greco”dípsa”= “sete” fa riferimento alla conca che le foglie formano presso la loro inserzione sul fusto, in questa piccola conca, si raccoglie l’acqua piovana; il nome specifico” fullonum” invece , fa riferimento all’infiorescenza, indica il luogo dove nel medioevo si effettuava il finissaggio delle stoffe,”fullonica”.


Proprietà - utilizzi e curiosità:
La pianta ha proprietà sudorifere, aperitive, diuretiche e depurative. Nel passato, veniva usata dalla medicina popolare come rimedio contro la pelle screpolata e nella cura delle fistole anali.
Il cardo è stato utilizzato nella lavorazione della lana fin dai tempi più antichi della civiltà egiziana; ne fa menzione anche Carlo Magno nei Capitolari (812 d.c.), raccomandando la coltivazione dei "cardones" nell'orto, accanto alle altre colture per la "familia". Alle congregazioni religiose, molto probabilmente si deve l'opera di selezione, introdussero la coltivazione nei terreni incolti e la diffusero ampiamente in Francia.
La specie coltivata (D.sativus), è infatti derivata dalla selezione fatta dall'uomo nei secoli sulle piante che presentavano capolini più uniformi e compatti e per questo più adatti al lavoro della garzatura. Tale utilizzo,in Italia, portò alla coltivazione dei cardi dalla metà del XIX secolo, ad opera di Sisto Bocci (proprietario del lanificio di Soci): si importarono semi francesi per migliorarne la qualità aumentando la dimensione del capolino. Da quel momento, per una serie di congiunture politiche che favorirono lo sviluppo di una vera e propria industria tessile in Italia, anche la connessa coltura industriale del cardo decollò, inserendosi stabilmente nel sistema colturale del Casentino. La coltura trovò negli anni ’50-’60 la sua massima espansione e il declino iniziò con l’aumento del costo della manodopera e con il mutamento degli indirizzi tessili, ma i “garzi” vengono ancora oggi usati, per rendere più morbidi e lucenti i tessuti pregiati e nella lavorazione del tradizionale “Panno del Casentino”, per ottenere il tipico“ricciolo”.